Brucia i rifiuti nel forno della pizzeria Trovati 180 chili di cibo mal conservato

Scatta la denuncia e una pesante sanzione per il titolare dello “Nduja”. La segnalazione partita dai vicini esasperati 
Agostini Casella D’Asolo pizzeria ‘Nduja chiusa per problemi di igiene
Agostini Casella D’Asolo pizzeria ‘Nduja chiusa per problemi di igiene

asolo

L’odore acre tipico della plastica bruciata che da diverso tempo si sentiva nell’aria, ha mobilitato alcuni residenti di Villa d’Asolo che si sono rivolti ai carabinieri. È così che quest’ultimi si sono recati al ristorante pizzeria “’Nduja” noto soprattutto per le sue specialità di pesce e prodotti calabresi. Ciò che si sono trovati dinanzi i militari della compagnia di Castelfranco, assieme al personale dei Nas, è stato raccapricciante: il forno a legna dove venivano cotte le pizze veniva utilizzato anche per bruciare rifiuti, plastica, bottiglie e contenitori metallici. Alcuni condòmini riferiscono che gli odori sgradevoli si sentivano oramai da mesi, ma nonostante i ripetuti appelli rivolti direttamente al gestore del locale, questi continuava a stipare immondizia di ogni genere sul retro dell’immobile. «Oramai non c’erano solo gli odori sgradevoli e i cumuli di immondizia sul piazzale del condominio, ma anche la confusione e la musica ad alto volume che non ci permetteva di stare tranquilli», riferisce un’inquilina della palazzina mentre rincasa con le borse della spesa. «Non vedo l’ora che finisca tutto, è diventato un vero e proprio letamaio», conclude.

Dopo che i militari dell’arma hanno appurato che i rifiuti del locale venivano bruciati nel forno dedicato alla cottura delle pizze è partita anche un’ispezione sanitaria da parte dei carabinieri del Nas di Treviso, che ha portato al ritrovamento di ben 180 chilogrammi di cibo in cattivo stato di conservazione tra pesce, formaggio, prodotti caseari, preparati dello stesso titolare, e derrate di vario genere, per un valore di 1.500 euro.

L’amministrazione del locale, aperto da qualche anno, è attualmente gestita da un curatore fallimentare di Montebelluna che ne sta predisponendo la messa all’asta, dopo il fallimento della precedente proprietà. Di fatto l’immobile dovrebbe essere liberato tra qualche mese.

«Abbiamo contattato diverse volte l’amministratore dello stabile, perché non si poteva continuare in questo stato. Attorno al condominio c’era una vera e propria discarica a cielo aperto, perennemente sotto la pioggia e il sole estivo. L’odore che si respirava era sgradevole e ne risentiva anche l’immagine del condominio. Nello scantinato c’è un garage dove il gestore della pizzeria stoccava tutta l’immondizia. Non le dico il fetore che si sentiva questa estate», riferisce un condòmino. Lo stesso amministratore, a seguito delle lamentele dei residenti della palazzina di Villa d’Asolo, ha ripetutamente contattato il gestore del locale invitandolo, più di una volta, a ripulire dai rifiuti le aree condominiali. I residenti della zona oramai stanchi del tanfo che proveniva dal locale, non appena hanno percepito l’odore di plastica bruciata, hanno fatto intervenire i militari dell’Arma.

«Oramai è rimasto poco di quello che c’era prima, hanno pulito tutto in fretta e furia. Sono dovuti venire i carabinieri perché a noi non hanno mai dato retta», sentenzia la signora che abita proprio sopra la pizzeria, riferendosi ai rifiuti accumulati.

Ieri pomeriggio il locale era chiuso. Ai riferimenti telefonici evidenziati nella pagina facebook del locale, non rispondeva nessuno. Abbiamo cercato in tutti i modi di contattare il titolare, al fine di ottenere una dichiarazione da parte della proprietà. Nella serata, dopo diversi tentativi andati a vuoto, riusciamo finalmente a contattare la pizzeria. Dall’altro capo del telefono risponde una voce femminile: «Il titolare non c’è, non sono autorizzata a rilasciare nessuna informazione», e riaggancia immediatamente. Ora, per il cinquantenne titolare della pizzeria è scattata la denuncia per combustione illecita di rifiuti e sono in arrivo anche delle sanzioni particolarmente salate per la cattiva conservazione dei cibi, che hanno risvolti penali e che arriveranno all’incirca a 5mila euro. Il problema sul quale hanno focalizzato la propria attenzione i carabinieri del Nas di Treviso e della compagnia di Castelfranco, però, sono le plastiche che il titolare bruciava all’interno del forno con il quale faceva le pizze che successivamente serviva ai clienti, materiale che si scioglie con le alte temperature ma che difficilmente scompare.



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