Aule studio chiuse e tagli al riscaldamento: gli studenti universitari di Treviso in rivolta

TREVISO. Aule chiuse fuori dagli orari di lezione e di esame all’Università a Treviso. Ma a restare chiusa non è solo la porta: rimane infatti spento nelle stanze in questione anche il riscaldamento. In più arriva l’obbligo da parte del personale dell’Università di entrare in aula per rilevare il numero esatto degli studenti presenti ad ogni lezione.
La protesta. Pubblicato a gennaio a Palazzo San Leonardo, sede dell’ateneo trevigiano, è il nuovo regolamento a firma del Consiglio di amministrazione di Cassamarca. Che ha fatto scattare immediatamente la protesta degli studenti i quali hanno chiesto un incontro con i rettori: siamo costretti a non poter più entrare in aula per lo studio individuale e di gruppo, spiegano. Non bastassero le aule chiuse, è stato chiesto al personale dell’ateneo di contare il numero esatto degli studenti frequentanti le lezioni.
«Il nuovo regolamento è di per sé articolato, ma come studenti-utenti dell’Università abbiamo rilevato le maggiori criticità negli obblighi di chiusura delle aule e di contare gli studenti a lezione», spiega Carlo Alberto Correale rappresentante degli studenti della facoltà di Giurisprudenza, «Così ci è impossibile avere accesso in aula in tempi diversi da quelli delle lezioni e degli esami. Riteniamo questa decisione inadeguata per la qualità della didattica. Che non significa soltanto la qualità della lezione ma anche la disponibilità degli spazi».
Le lettere. Intanto i rappresentanti degli studenti hanno scritto ai due direttori dei dipartimenti di Diritto Pubblico e Privato e al Rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto, chiedendo un incontro. E a sua volta l’ateneo ha chiesto spiegazioni al Fondazione Cassamarca dei motivi della chiusura delle aule e della necessità della rilevazione delle presenze degli gli studenti prima dell’inizio di ogni lezione. Ma ad oggi non sembrano essere giunti lumi in merito alla decisione. Intanto gli studenti della sede di Palazzo San Leonardo, in mancanza di aule, si vedono costretti a studiare in biblioteca (che tiene al massimo 50 posti) oppure nell’aula accoglienza utilizzata per i momenti di pausa al piano terra.
«Ma qui è impossibile svolgere attività di studio in gruppo», puntualizzano a tale riguardo gli studenti. Resta inspiegabile ad oggi - dicono i ragazzi - anche la decisione di far contare gli studenti all’ingresso in aula: «Che sia un tentativo di rendere meno attrattiva l’università mentre docenti e studenti si stanno impegnando per farla diventare un fiore all’occhiello?», si chiede Correale, «che differenza c’è se un professore si trova un giorno a far lezione con 50 studenti e un altro con 48? Ai passi in avanti che sta facendo l’Università deve corrispondere un miglioramento dei servizi non una riduzione».
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