A Treviso quattro pietre d’inciampo al Sant’Artemio per raccontare le persone oltre i numeri

Il ministro Nordio, il sindaco Conte, il presidente Marco alla cerimonia davanti alla Caserma Cadorin nella Giornata della Memoria. Il 28 gennaio la posa delle pietre d’inciampo

Mattia Toffoletto
La cerimonia per il Giorno della Memoria a Treviso con il ministro Nordio
La cerimonia per il Giorno della Memoria a Treviso con il ministro Nordio

 Una targa memoriale all’ingresso delle Gallerie delle Prigioni in piazza Duomo a Treviso. Un’altra a Santa Maria dei Battuti. La scopertura delle quattro pietre d’inciampo che saranno collocate sabato 28 gennaio al Sant’Artemio. E poi, alla caserma Cadorin di Monigo, che fu campo di concentramento per migliaia di deportati sloveni e croati (di cui 200 morti), la cerimonia solenne con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio: «Qui venivo il 4 novembre da ragazzino per le giornata delle forze armate, ma questo è stato un luogo dolore, simbolo di una tragedia enormemente più grande. Ho avuto la possibilità di visitare vari lager come Dachau e Auschwitz, di cui non rimane più nulla se non una baracca».

A Treviso la Giornata della Memoria 2023 si arricchisce di più momenti. La scopertura di targhe e pietre d’inciampo prende forma in piazza Duomo, in un luogo altamente simbolico. «Un salto di mentalità importante, da oggi andiamo oltre i numeri e raccontiamo le persone», riflette il sindaco Mario Conte.

Tracce indelebili, non più ricordi limitati a un solo giorno. Testimonianze rese possibili dal prezioso lavoro dell’Istresco, degli studiosi Amerigo Manesso e Francesca Meneghetti. «D’ora in poi, il 27 gennaio di Treviso sarà diverso», sottolinea Stefano Marcon, presidente della Provincia.

Una targa - con traduzione in inglese - è stata posizionata infatti alle ex carceri asburgiche, dove fra il dicembre 1943 e il febbraio 1944 furono detenuti 11 ebrei italiani e stranieri. Tre furono liberati, gli altri trasferiti prima a Fossoli e poi ad Auschwitz. Solo due riuscirono a sopravvivere.

In carcere finì, fra gli altri, Alessandro Ottolenghi, docente al Riccati, deportato e morto ad Auschwitz. «Grazie alle ricerche di Meneghetti, abbiamo recuperato sei foto e cinque firme», mette in evidenza Amerigo Manesso, presidente Istresco.

L’altra targa ha trovato posto a Santa Maria dei Battuti, di fronte all’ex chiesa di Santa Croce, laddove è già presente - dal 2013 - un bassorilievo in memoria della Shoah: nell’ex ospedale civile morirono 100 internati del lager di Monigo. 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso